La pazzia che travalica l'immaginazione

Qui si parla di cibo et ospitalità, ma prima va fatta una premessa.
Il lago di Garda, come ho già scritto, pullula letteralmente di tedeschi, tanto che ne condizionano profondamente l'economia locale. Molte seconde case o alcuni alberghi sono in mano loro.
Uno potrebbe dire: poco male, hanno un'economia forte e meglio così, no?
No, da un punto di vista prettamente culinario no, per nulla!

Il problema generato da un fatto del genere è che loro sono convinti, fin nell'intimo più profondo, di trovarsi in riva al mare. Pertanto il 99,(99)% dei ristoranti presenta piatti con pesce di mare. In riva a un lago. Chissà se lo chiedono anche quando sono sul bordo di una piscina a 3000 metri d'altezza...
Si, c'è pure chi ha il coraggio di mettere a menu l'impepata di cozze. Purtroppo.
Altro "piccolo" problema generato dal popolo teutonico e dalla sua crasssa ignoranza, è dato dal fatto che letteralmente non concepiscono il concetto di "cucina regionale" o "cucina locale".
Sono in Italia e vogliono mangiare i piatti tipici del nostro paese. Ecco, pertanto, che i menù in riva al Garda presentano primi come "spaghetti aglio, olio e peperoncini" oppure amatriciane o, argh!, pasta al pesto!
Oh, grasse ed ignoranti bestie teutoniche, la pasta al pesto la si mangia solo e soltanto in Liguria, maremma bufala! Quello che i ristoratori vi spacciano per pesto è, con ottime probabilità (ovviamente non l'ho provata) una salsa di colore verde fatta con chissà quali ingredienti.
Terzo fatto: la pasta locale più diffusa in zona sono i bigoli. Anche se, poi, i menù della zona presentano diverse varietà di pasta, dalle fettuccine agli spaghetti. In un amplesso di banalità ed ovvietà culinarie da far impallidire anche uno a dieta ferrea.
Quarto fatto: trovare un ristorante che prepara solo piatti locali è impresa assai ardua. Ma, incredibile dictu, ci sono riuscito! Ebbene si, l'ho trovato.
Quinto fatto: molto spesso a mezzodì mi fermavo per un veloce trancio di pizza con tè freddo o un gelato.
Sesto fatto: un paio di sere ho calmato i morsi della fame con delle banali pizze (mi scuso con i napoletani per l'uso di questo sacro termine). La prima presa in un locale ad Assenza di Brenzone, il Caprice. Purtroppo ho, complice la stanchezza, ordinato una pizza con l'ingrediente più inutile ed insulso dell'intero panorama culinario intergalattico: la rucola. Pertanto passo la mano, non riesco a giudicare. Una pizza non male, molto strana con un nome tipo briciu o simile, l'ho invece mangiata al "Km 600" di Nago-Torbole. Ovviamente non male se confrontata con pizze fatte al Nord, che quelle di di Matteo o da Michele o Ciro a Santa Brigida sono di ben, ben altro livello e spessore culinario.
Ora passiamo ai ristoranti.
Il Martedì ho mangiato alla Pizzeria "Al Paradise" di Lazise, prendendo spaghetti alle sarde di lago e lavarello al forno con contorno di patate al forno. Non male il primo, mediocre il secondo con un lavarello stopposo, pessimo (ma così ovunque, purtroppo) l'olio. Non accetta carte di credito. Nel 2011. Totale spesa 21,50 euro.
Il giorno dopo mi sono recato al ristorante "Al Gondoliere" di Malcesine. Bigoli con le sarde, lavarello in salsa gardesiana, patate al forno per un totale di 31,90. I bigoli non avevano assolutamente il sapore della sarda, probabilmente li avevano cotti nella stessa acqua ma nulla più. Non male il lavarello, peccato per la salsa un pelo troppo forte che ne copriva il sapore. Ambiente molto bello e servizio impeccabile. Unico neo la lista dei contorni, decisamente ed ampiamente migliorabile,
Venerdì la scoperta, ovvero la "Piccola Trattoria" in via Gardesana 55 a Torri del Benaco.
Si parte con un "bigoli alla siciliana" in cui si miscelano sapientemente sapori di lago e di terra, dolci e salati, in un tourbillon (si scrive così?) di gusti e di odori, una vera festa per il palato. Sia come primo che come secondo ho preso un piatto del giorno. A seguire del persico al vino bianco assolutamente non male. Decisamente il miglior ristorante in cui mi sono imbattuto, gestito con sagacia dannunziana (memento audere semper, osare l'inosabile) da un'intera famiglia con il padre in sala, la madre in cucina, la figlia che fa sia il bar che la sala e una ragazza, probabilmente anch'ella una figlia, ad aiutare in cucina. Beh, se sono ambedue figlie dei proprietari, devo far loro i miei complimenti: sono entrambi ragazze molto carine. Se lo è solo una... li faccio lo stesso, ma dimezzati :)
Come avrete notato non ho mai preso dolci. Un motivo, peraltro banale, c'è: ovunque ci sono gelaterie che vi solleticheranno il palato. Ho trovato una qualità media decisamente buona, con la vetta in una gelateria, purtroppo solo da passeggio, di cui non ricordo assolutamente ne nome e neppure via locata in quel di Nago-Torbole.
Ed ora passiamo all'albergo ed alla cena di sabato.
Ma prima vi devo parlare del signor Vincenzo, il titolare (o gestore?) dell'albergo Pippo. Persona amabile, come molte di quelle incontrate in questa zona d'Italia, cortese e gentile, con il quale è bello scambiare quattro chiacchiere od opinioni.
Detto questo, ed il fatto che per 25 euro a notte non si può pretendere il Savoy, devo dire che, pulizia del gabinetto a parte, non è male. Il sabato vi ho cenato, mangiando un discreto bollito misto con una salsa locale. Però quello della Fiera del Bue Grasso di Carrù è di ben altro livello: inarrivabile per chiunque.

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